Salute è anche respirazione (Parte 2)
È davvero così dannosa per il corpo l’Anidride Carbonica?
Riprendo l’approfondimento sulla fisiologia del respiro ribadendo i punti chiave affrontati nel primo step:
- Dell’ossigeno inspirato ne utilizziamo circa un quarto, il resto lo buttiamo via espirando.
- È importante pensare alla respirazione nel suo insieme, considerandola non solo a livello dei polmoni, ma soprattutto a livello dei tessuti.
- Ventilare a pieni polmoni non serve a nulla, se non a ridurre il quantitativo di CO2 (ossia anidride carbonica) al di sotto dei valori fisiologici.
- La CO2 nelle concentrazioni fisiologiche è indispensabile per permettere all’ossigeno di passare dal sangue alle cellule.
Queste nozioni fisiologiche sfatano il “mito” che vede l’ossigeno come positivo e benevolo e l’anidride carbonica come velenosa e dannosa, con l’idea che “più me ne libero in fretta e meglio sto”.
Parliamo un po’ di questo gas così contestato e ingiustamente denigrato: la CO2.
- È prodotta dal nostro organismo.
- Veniva usata nel 1920 per eliminare complicanze da anestesia di etere e preveniva le polmoniti.
- Viene usata oggi per aumentare e migliorare la microcircolazione nei capillari.
- È un forte antiossidante.
- Il suo livello fisiologico si aggira intorno al 6,5%; se dovesse scendere sotto il 3% ci sarebbero dei rischi seri per la salute.
Insomma, non è un gas “cattivo”, anzi!
Dobbiamo inoltre sapere che:
- Basta respirare 4 volte più del necessario in un solo minuto per diminuire la concentrazione di CO2 negli alveoli polmonari del 50%.
- È necessaria un’ora di respiro leggero per recuperare la CO2 persa in 10 minuti di iperventilazione.
Riprendendo i concetti descritti nella prima parte dell’articolo (https://www.centrokosmos.it/salute-e-anche-respirazione/), è importante ricordare che per la salute è indispensabile che tutti i gas respiratori siano presenti nelle giuste concentrazioni nei vari passaggi dentro e fuori dall’organismo!
Il modo più efficiente e diretto per mantenere -ma anche perdere- questo equilibrio è la respirazione.
Il grafico qui sotto (reperibile su qualsiasi testo di fisiologia medica) rappresenta l’effetto Verigo-Bohr
La figura mostra l’affinità (ossia la forza del legame chimico) dell’emoglobina per l’ossigeno in funzione della pressione parziale di ossigeno ed anidride carbonica.
Sull’asse verticale è indicata la saturazione di ossigeno dei globuli rossi (ossiemoglobina), sull’asse orizzontale la pressione parziale del gas ossigeno. La curva blu indica il comportamento fisiologico dell’emoglobina: più è elevata la pressione parziale di ossigeno, più i globuli rossi tengono “agganciato” l’ossigeno. Per esempio, a livello degli alveoli polmonari -in cui la pressione parziale dell’ossigeno è alta- l’emoglobina ha un’alta saturazione, così da poter caricare l’ossigeno da trasportare (a destra del grafico); a livello dei tessuti, in cui l’ossigeno viene ceduto alle cellule, la pressione parziale dell’ossigeno è bassa, poiché le cellule sono bisognose di ossigeno (a sinistra del grafico).
Diversi fattori possono spostare questa curva verso destra o sinistra, -cambiamenti di ph, di temperatura, squilibri enzimatici- tra cui anche la concentrazione di CO2. Con una diminuzione della CO2 al di sotto dei valori fisiologici, ad esempio ventilando maggiormente, l’emoglobina rafforza il suo legame con l’ossigeno anche quando questa si trova nel luogo in cui dovrebbe consegnarlo, con il risultato che lo rilascia solo in parte. Questo effetto è indicato dalla linea verde tratteggiata: si può notare come, per una pressione parziale di O2 di 30 mmHg, mentre l’emoglobina normalmente ha un contenuto di O2 intorno al 50% (linea blu), l’emoglobina con deficit di CO2 (linea verde) ha quasi il 70% di contenuto di O2.
In sintesi, il tessuto che viene irrorato con l’emoglobina nella condizione della curva verde riceverà circa il 20% di ossigeno meno rispetto all’emoglobina nella condizione della curva blu.
Respirando più del necessario mettiamo il nostro organismo in condizione di avere il sangue ricco di ossigeno, ma incapace di cederlo al nostro organismo.
Questo passaggio è fondamentale per comprendere la dinamica e il principio della scoperta di Buteyko. Ricordo che il nostro corpo è costituito da cellule e che ogni cellula per essere in salute ha bisogno di produrre energia; per fare ciò ha bisogno delle quantità esatte di vari elementi ed uno di questi è l’ossigeno. Riguardando la figura, teniamo a mente che la curva deve spostarsi verso destra per ottimizzare la cessione dell’ossigeno. La nostra ventilazione polmonare gioca un ruolo importante nel controllare questo processo: attraverso una corretta ventilazione polmonare si può limitare la dispersione di CO2. In questo modo, a livello dei tessuti e delle cellule il sangue possiederà il quantitativo fisiologico ed ottimale di CO2 per poter cedere l’ossigeno.
Al contrario, in mancanza di CO2 l’emoglobina non riuscirà a “scollegare” tutto l’ossigeno da dare alle cellule poiché il suo legame rimane forte, di conseguenza la cellula recupererà solo una parte del carburante di cui ha bisogno per vivere. I tessuti di cui sono composti i nostri organi -cuore, cervello, muscoli, fegato, reni e via dicendo- devono funzionare in perfetta armonia ed efficienza. In caso di diminuzione del contenuto di ossigeno ricevuto possono insorgere problemi di salute, anche a breve termine. Secondo i manuali di medicina e fisiologia, un individuo sano ventila dai 4 ai 6 litri al minuto in condizioni di riposo, ovvero l’aria che entra ed esce dai suoi polmoni occupa un volume totale che va dai 4 ai 6 litri in un minuto.
Quali problemi di salute solo correlati ad una scorretta respirazione?
Diversi studi, tra cui quelli condotti da Dimopoulou (2001), Johnson (2000), Fanfulla (1998), Clark (1997), Buller (1990), Bottini (2003), Chalupa (2004), Bowler (1998) e Kassabian (1982), hanno dimostrato che la variazione del volume di aria respirata è associata a diverse patologie: 12/16 litri al minuto per patologia cardiaca, 12/15 litri al minuto per ipertensione, 10/20 litri al minuto per problemi legati al diabete, 13/20 litri al minuto in caso di asma, da 13/15 litri al minuto per casi di apnea del sonno e chi soffre di attacchi di panico mediamente ventila dai 12 ai 17 litri al minuto.
Da queste considerazioni nasce la teoria di Buteyko: l’iperventilazione cronica porta ad una diminuzione di ossigenazione del corpo in toto, dovuta all’eccessiva ventilazione e quindi alla diminuzione della concentrazione di CO2. L’approccio di Buteyko tende a stravolgere, almeno in parte, le convinzioni comuni sulla gestione della respirazione; inoltre, ci rende consapevoli di come possiamo aiutare il nostro organismo a stare nel miglior modo possibile semplicemente attraverso la gestione della nostra respirazione.
Nel prossimo step affronteremo un approccio pratico sulla gestione dell’iperventilazione, su quanto una persona iperventila e su come iniziare ad invertire tale tendenza!
Un caro Saluto